Gatti, principio Antropico e determinismo inverso

Il principio Antropico è quel concetto secondo il quale ciò che è accaduto è accaduto in quanto sappiamo essere accaduto. Il gatto nella scatola, quello di Schrodinger, non è ne vivo ne morto in quanto ancora non lo sappiamo. Un altro principio, sempre di Schrodinger, vuole che dato un sistema di riferimento, due unità (particelle) appartenenti a tale sistema, una volta che entrano in relazione, continuano a condizionarsi a vicenda anche se vengono separate: ciò che accade ad una, produce effetti sull’altra (siano esse fotoni, elettroni – per estensione – panini al formaggio o esseri umani). Collegando tali concetti alla natura impersonale dell’universo, possiamo indurre (non dedurre – perchè passiamo dal particolare al generale e non viceversa), che la coscienza è necessaria per preservare la struttura della realtà: se non c’è nessuno a “ricordare”, forse la realtà collassa su se stessa rendendo irrilevante il corso degli eventi (configurazioni) precedenti. Spingendoci oltre, potremmo ipotizzare che forse il compito degli esseri umani (in quanto coscienze) è quello di tenere intatta la struttura di un flusso di configurazioni della realtà (universo) all’interno di una scatola molto più grande (multiverso)? Se non ci fosse nessuno a ricordare cosa è accaduto, non sarebbe accaduto alcunchè…. il gatto non sarebbe ne vivo ne morto senza un osservatore… e il condizionamento reciproco delle coscienze (degli esseri umani) comporta che essi non facciano altro che ricordare, vivendo nell’illusione di azioni con le quali controllano la reltà? Tutte le pratiche in cui si coltiva il “Pensiero laterale”, non fanno altro che forzare gli esseri umani ad un uso differente della coscienza (Meditazione, Zen, Shamanesimo, Esoterismo), ovvero consentono di impiegarla per fini differenti dal semplice agire (credendo di avere il controllo) e ricordare per mantenere in piedi la realtà. O no? (www.stanzazero.org)

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